VIA DEI FULMINI (gruppo del Popera - Dolomiti)

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Dopo aver trovato il cordino in un tentativo del 2004 e dopo essermi informato in maniera più approfondita sulle vie esistenti, io e il mio compagno di cordata siamo tornati decisi ad aprire una via nuova giusto a destra.
Detto e fatto ed ecco questo terzo itinerario, il più lungo finora aperto.
La via è stata aperta in due momenti diversi nel 2005 a casusa di un bel temporale con fulmini e lampi. Così siamo usciti prematuramente grazie ad una cengia e un prato pensile.

 

"Via dei fulmini" sulla cima di Croda da Campo nel gruppo del Popera - Dolomiti Nota 1: L’attacco della via è posta qualche metro a sinistra di un profondo colatoio.camino che divide la parete Ovest di Croda da Campo da un avancorpo ben evidente..
Nota 2: Dopo i primi 7-8 tiri è possibile uscire a destra per una cengia e un prato pensile, ricollegandosi all'itinerario di discesa. Questa possibile uscita può essere molto utile in caso di cattivo tempo.
Nota 3: La via è rimasta attrezzata per effettuare corde doppie: chiodo con un cordone.

 

Nome della via Via dei fulmini
Apritori Marco Di Tommaso e Federico Battaglin, a c. a.
Data apertura 16 Luglio e terminata il 9 Ottobre 2005
Difficoltà Dal II al V-
Sviluppo 610 metri.
Gruppo montuoso Popera - Dolomiti
Montagna Croda da Campo, 2712 metri
Versante Parete Ovest

 

Avvicinamento

Lungo la strada che da Calalzo di Cadore va verso Misurina, poco dopo aver superato Auronzo di Cadore, si arriva alla chiesa di Reane e poco prima si sale verso i pendii. Ad un certo punto, poco prima che la strada asfaltata termini davanti ad una casa, si nota sulla sinistra il cartello con le indicazioni dei sentieri, e tra questi anche il numero 123. Seguirlo prima orizzontalmente per prati, poi in salita per boschi. Poco dopo si arriva ad una strada bianca che con larghi tornanti prende quota. Ad una curva verso sinistra, la strada bianca sale diritta verso seguendo la Val da Ambata che corre sulla sinistra. Dopo un’ora il sentiero diviene più ripido e passa sotto la verticale e strapiombante parete ovest del Castelletto d’Ambata. Dopo mezz’ora il sentiero sale meno ripido uscendo dal bosco e la valle si apre. Ad un certo punto, mentre il sentiero sale in direzione del bivacco Carlo Gera, si nota a destra un ghiaione che scende dalla forcella di Tacco (2347m), mentre a destra ancora si nota il letto di un torrente secco che scende dalla prete Ovest della Croda da Campo. Fin qui, circa 2 ore e 30 minuti, circa.Salire per il greto del torrente fino alla base della parete Ovest.Si nota a destra un profondo canale che separa l’avancorpo di destra dalla parete Ovest. La via parte qualche metro a destra e punta al punto più abbordabile di un tetto ad una decina di metri da terra. Una decina di metri a sinistra si nota invece delle rocce più facili che portano ad una cengetta: lì parte una via pre-esistente.
Tempo di avvicinamento: 2h50 dal parcheggio auto, sopra la chiesa Reane ad Auronzo.

Discesa

La discesa avviene prima con delle doppie, poi si sposta verso il percorso di avvicinamento della via “la Giovanna si sarebbe divertita”. In questo modo si evita di dover scendere interamente la via in doppie.Dall’ultima sosta non attrezzata, scendere a piedi verso sinistra fino a prendere la cengia che taglia in parte l’ultimo tiro di corda. Seguire suddetta cengia e con facili rocce arrivare all’ancoraggio della sosta numero 13, da dove iniziano le doppie.Con 5 doppie attrezzate con un buon chiodo e un evidente cordone, si arriva alla base delle rocce della parte alta della parete Ovest e ad un prato pensile. Da qui, traversare a sinistra per cinquanta metri fino ad un pendio erboso. Scendere puntando al profondo colatoio che separa l’avancorpo dalla parete e che si ha seguito per una cinquantina di metri durante l’avvicinamento.Prima di arrivare al colatoio, traversare a sinistra verso dei mughi e scendere alcuni metri fino a trovare un cordone per una doppia da 50 metri. Alla base traversare a sinistra fino ad un cordone per l’ultima breve doppia di 20 metri. Queste due doppie si possono evitare con un’arrampicata di II+ e II grado rispettivamente. Scesi qualche metro per il colatoio, un ometto di sassi indica il punto dove entrare tra i mughi e ritornare verso la forcella e verso il sentiero 123.
Tempo di discesa: 2h30 minuti.

La via

1° tiro.
Giusto a sinistra del profondo canale-camino, si nota un tettino solcato da una fessura verticale, qualche decina di metri dalla base. Con facili rocce si arriva sotto il tettino che si supera con un po’ di fatica grazie ad una fessura verticale (V-, utili friend medi). Proseguire più facilmente leggermente a destra fino ad una nicchia che si supera a destra. Sostarsi a sinistra ed entrare in un diedro che porta ad una cengia. La sosta si trova a sinistra.
(S1: 1 chiodo; 45 m, III, 1 passo di V-).

2° tiro.
Dalla cengia salire una serie di tre placche una dopo l’altra solcate da una fessura (III+) con una simpatica arrampicata. Arrivati ad un’esile cengia sotto ad un tetto, spostarsi a destra alcuni metri e sostare sotto dove questi offrono il minor punto di resistenza.
(S2: 1 chiodo; 50 m, III+, III).

3° tiro.
Superare il tetto nel punto più abbordabile (IV-) e salire lungo delle belle e facili placche avendo a destra un piastrino. Al suo termine, traversare a destra e sostare su una cengetta proprio sopra di esso.
(S3: 1 chiodo; 45 m IV-, III).

4° tiro.
Spostarsi a destra e intercettare una cengia che permette di spostarsi decisamente a destra verso il canale, la naturale prosecuzione del camino situato a destra dell’attacco.
(S4: 1 chiodo; 35 m, I).

5° tiro.
Affrontare le incombenti placche più ripide rispetto a quelle incontrate nei tiri precedenti (IV- e III+). Dopo una trentina di metri, obliquare a destra e puntare ad una cengia dove si sosta.
(S5: 1 chiodo; 45 m, IV-, III+).

6° tiro.
Salire diritti lungo ripide placche (IV-) fino a quando diventano quasi verticali. A destra si nota una scaglia, mentre a sinistra inizia un’esile fessura che porta all’uscita del muretto. Un chiodo lasciato indica che occorre spostarsi a sinistra con movimenti delicati (IV+) e prendere la suddetta esile fessura che si segue fino al suo termine (IV-) che poi si presenta più larga. A destra si nota una cengia, salire ancora per alcuni metri fino ad una seconda cengia, dove si sosta.
(S6: 1 chiodo; 50 m, IV-, IV+, IV-, 1 chiodo lasciato).

7° tiro.
Ora la placche sopra la sosta sono meno ripide e si giunge ad un tettino che si supera nel punto più facile (III+), per poi uscire dalle difficoltà (II) della prima parte della via.Si sosta ad un evidente e grosso mugo, una decina di metri dopo il tetto.
(S7: 1 cordino sul mugo; 45 m, III, III+, II).

8° tiro.
Superare a destra il mugo e salire prima per sfasciumi poi per facili placchette adagiate e puntare alle rocce che segnano la seconda parte della via.Si sosta su un chiodo proprio sotto ad una fessura-colatoio che in altro devia a sinistra.
(S8: 1 chiodo; 50 m, II).

9° tiro.
Si entra nella fessura-colatoio per diversi metri e prima di una strozzatura, spostarsi a destra a affrontare le ripide rocce incombenti (IV+). Una zona più facile (II) porta ad una comoda cengia dove si sosta.
(S9: 1 chiodo; 35 m, III, IV+, poi II).

10° tiro.
Dal chiodo di sosta, salire obliquando leggermente a sinistra e superare l’incombente muretto (IV). Segue poi una bella placca più facile (III), che con facili gradoni porta ad un’altra cengia, dove si sosta.
(S10: 1 chiodo cordone; 45 m, IV, III, poi II).

11° tiro.
Alzarsi con facili gradoni e puntare ad una placca di colore grigio scuro solcata da delle fessure verticali (III). Terminata la placca, segue poi una zona di gradoni. Si sosta esattamente sulla verticale del punto di uscita della placca sottostante e alla stessa altezza di una grosso masso sporgente che si trova alcuni metri a sinistra.
(S11: 1 chiodo con cordone; 40 m, II, III, poi II).

12° tiro.
Proseguire per la zona gradinata e puntare ad un primo muretto nero, che si supera facilmente grazie ad una fessura verticale (III+). Proseguire e puntare ad un evidente diedrino che si supera interamente (IV, 1 chiodo con cordino lasciato). Una zona più facile permette di raggiungere la cengia alla base di un evidente e aggettante muro nero. La sosta si trova leggermente a destra, dove il muro è più articolato.
(S12: 1 chiodo con cordone; 50 m, III+, IV, poi II).

13° tiro.
Dalla sosta salire puntando ad un diedro (IV) che alla fine risulta essere aggettante (V-). Utile un cordino per uno spuntone. Segue poi una zona più facile e dopo una buona decina di metri sostare ad un gradone più evidente.
(S13: 1 chiodo con cordone; 50 m, IV, V-, poi III e II).

14° tiro.
Salire facilmente per facili fino ad una cengia più evidente sulla destra. Proseguire e uscire ad una evidente cengia dove termina la via.
(S14: 1 chiodo; 30 m, II+).

 


Bella via lunga su roccia buona e in ambiente isolato e fantastico.



Federico Battaglin
Italy
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