SCALA DELLA DIFFICOLTA' di ARRAMPICATA ARTIFICIALE.
Guarda subito la tabella.
Quasi tutti gli alpinisti avranno sentito parlare dell'arrampicata
in artificiale e della relativo scala della difficoltà. Sicuramente,
tra questi, un piccolo numero si sarà avvicinato a questo particolare
tipo di arrampicata e preso confidenza con la relativa scala della difficoltà...
Ecco che può essere utile saperne qualcosina di più e avere il
prospetto delle definizione dei gradi di difficoltà.
INTRODUZIONE.
Durante un'arrampicata, sia in falesia, sia in montagna, ogni qualvolta non
riusciamo a proseguire e ci attacchiamo momentaneamente ad un ancoraggio artificiale,
stiamo facendo dell'arrampicata in artificiale. Di sicuro lo si avrà
fatto più di una volta e senza immaginare di sconfinare in questa particolare
disciplina.
In arrampicata sportiva, in falesia, il fatto di aggrapparsi ad un chiodo viene
spesso chiamato "azzerare un passaggio". Il verbo "azzerare",
non solo significa portare a zero e quindi eliminare una difficoltà,
ma è anche la forma verbale del sostantivo "A0".
Bene: A0 è il primo grado della scala della difficoltà in arrampicata
artificiale. E, per i più curiosi, il grado massimo finora raggiunto
in diverse parti del mondo è A5+, una difficoltà veramente alla
portata di pochissimi temerari!
UN PO' DI STORIA.
Fin dalla nascita dell'alpinismo, è esistita l'arrampicata in artificiale.
Già negli Anni Venti, Trenta, quando è comparso il V e VI grado,
in montagna sono presenti dei tratti in artificiale; sono presenti, ma in modo
sporadico. E' dagli Anni Cinquanta che l'artificiale comincia ad essere considerata
un tipo di arrampicata a sé stante, complementare a quella in libera.
E negli Anni Sessanta sono state aperte vie, soprattutto nelle Dolomiti, ma
anche in America, nello Yosemite, esclusivamente in artificiale, cosiddette
a "goccia d'acqua". Vie che salivano in modo diretto, senza cercare
punti deboli nella parete. Così, non si usavano solamente i classici
chiodi da roccia da infilare nelle naturali crepe della roccia, ma si adoperavano
anche i chiodi a pressione e, poi, i chiodi ad espansione, i cosiddetti spit.
Ecco che esistono ancora famose vie interamente chiodate con vecchi chiodi ad
espansione, piantati tutti rigorosamente a mano. Attualmente, almeno in Italia,
arrampicata artificiale viene ancora praticata, soprattutto quando le difficoltà
sono troppo elevate: è un modo per continuare lungo la via in fase di
apertura.
La gradazione, però, soprattutto nelle Dolomiti, rimane quella classica,
in cui, l'eventuale A3 o A4 non sono comparabili con quelle americane attuali,
new-wave.
In America, in particolare nello Yosemite,
in California, l'arrampicata in artificiale è un mondo a sé stante,
sia come approccio, filosofia ed etica di base, sia come materiali usati. E'
sulle pareti granitiche di El Capital e altre lì intorno, che l'artificiale
diventa una disciplina particolare, che ha raggiunto livelli molto elevati di
raffinatezza tecnica e mentale.
Se nelle Alpi non ci si faceva problemi ad usare i chiodi a pressione e ad espansione,
in America si è cercato di evitare questo tipo di chiodo, cercando di
utilizzare tutte le asperità che la roccia offriva. Ecco che è
nata tutta una serie di attrezzi molto particolari e dai nomi strani, il cui
uso è esclusivo dell'arrampicata in artificiale. Per un buon artificialista
che arrampica nello Yosemite, attualmente è normale usare rurp, copper-head,
cliff-hanger, sky-hook. Tutti questi aggeggi non sono altro che, rispettivamente,
microchiodi dalle dimensioni di un bollino postale, nut malleabili da spiaccicare
sulla roccia e che a mala pena reggono il peso dell'arrampicatore, e ganci,
gancetti per aggrapparsi a scagliette. E' ovvio come la progressione risulta
essere molto precaria e spesso pericolosa: sono necessari un ottimo livello
tecnico e un self-control a prova di bomba.
Ma l'uso di tutte queste diavolerie è iniziato in modo sistematico agli
inizi degli Anni Ottanta. Prima invece la progressione era meno estrema: tutti
gli aggeggi sopra citati comparivano meno frequentemente.
E qui nasce un problema...
LE DUE SCALE DI DIFFICOLTA'
Il problema è che la scala delle difficoltà in artificiale è
una scala chiusa, con il massimo grado teorico pari ad A6, non ancora raggiunto
(per fortuna!).
Con uso intensivo di attrezzi molto specifici e al limite della tenuta, le difficoltà
si sono elevate parecchio, e questo dagli inizi degli Anni Ottanta in poi. Nasce
quindi un po' di confusione tra vie di pari grado aperte prima e dopo gli Anni
Ottanta. Per esempio, una via di A5 su El Capitan aperta anche negli Anni Novanta
è ben più impegnativa e pericolosa di una degli Anni Settanta.
In quella più recente, l'uso di rurp, copper-head è intensivo,
in quella più vecchia era già tanto se si adoperavano i gancetti.
Ovvero una vecchia via di A5 ora viene classificata come A3, A3+: una bella
differenza!
E' quindi necessario conoscere se è artificiale classico oppure new-wave.
C'è anche differenza se si arrampica su calcare oppure granito. E' proprio
su quest'ultimo tipo di roccia che si può facilmente adoperare tutta
la serie di diavolerie per l'artificiale, assai di meno su calcare, dove è
ben più difficile trovare una lunga fessurina cieca non chiodabile se
non con rurp o copper-head. Su calcare invece si adoperano molto più
facilmente i chiodi classici, per la natura stessa della roccia.
Ecco che si possono essere individuate due
scale della difficoltà in arrampicata in artificiale: una di tipo classica
usata in genere nelle Dolomiti, su calcare, altra più universale, nata
nello Yosemite e adoperata su granito.
ARTIFICIALE CLASSICO
GRADO | DESCRIZIONE |
A0 | Si addopera il chiodo o qualunque altro tipo di ancoraggio artificiale solamente con le mani oppure i piedi. In genere l'ancoraggio è estremamente sicuro. |
A1 | Facile salita in artificiale,
indipendente che la parete sia appoggiata, verticale o strapiombante. Gli
ancoraggi possono venir collocati facilmente e offrono un'ottima tenuta
in caso di volo. Esiste in grado intermedio A1+. |
A2 | Difficile salita in artificiale,
in cui la parete presenta dei tratti strapiombanti faticosi e tetti. Gli
ancoraggi possono venir collocati con più difficoltà e offrono
una tenuta non sempre buona in caso di volo. Esistono i gradi intermendi A2- e A2+. |
A3 | Salita in artificiale molto
difficile. E' piuttosto difficile e non immediato posizionare gli ancoraggi
nella roccia e la loro tenuta è piuttosto limitata e non solo in
caso di volo. Entra in questo grado l'uso precario dei gancetti. Esistono i gradi intermendi A3- e A3+. |
A4 | Salita in artificiale estremamente
difficile. I chiodi entrano pochissimo nella roccia e per un tratto lungo
di parete e offrono uno scarso grado di tenuta. L'uso di gancetti è
piuttosto frequente. Esistono i gradi intermendi A4- e A4+. |
AE | Si adoperano gli ancoraggi a pressione o spit per la progressione. Quindi la difficoltà è esclusivamente fisica, non richiedendo abilità nell'infissione e per la loro ottima tenuta in caso di volo. |
ARTIFICIALE MODERNO o NEW-WAVE
GRADO | DESCRIZIONE |
A0 | Si addopera il chiodo o qualunque altro tipo di ancoraggio artificiale solamente con le mani oppure i piedi. In genere l'ancoraggio è estremamente sicuro. |
A1 | Facile salita in artificiale,
indipendente che la parete sia appoggiata, verticale o strapiombante. Gli
ancoraggi possono venir collocati facilmente e offrono un'ottima tenuta
in caso di volo. Esiste in grado intermedio A1+. |
A2 | Difficile salita in artificiale,
in cui la parete presenta non solo zone verticali, ma tratti strapiombanti
faticosi e tetti. E' difficile collocare gli ancoraggi, perché entrano
molto poco nella roccia; è necessario incravattare i chiodi. Vengono
adoperati nut e sky-hook. La tenuta degli ancoraggi offre una limitata sicurezza Esistono i gradi intermendi A2- e A2+. |
A3 | Salita in artificiale molto
difficile. E' molto difficile collocare i chiodi perché entrano pochissimo
ed è molto difficile posizionare i nut. Sono presenti tratti in cui
si adoperano esclusivamente gli sky-hook. In questa difficoltà si adoperano anche i Rurp e i copper-head, la cui tenuta precaria. Gli ancoraggi in genere devono venir testati prima di essere usati. Un'eventuale caduta può comportare voli non banali. Esistono i gradi intermendi A3- e A3+. |
A4 | Salita in artificiale estremamente
difficile. Ci sono lunghi tratti in cui si adoperano sky-hook alternati
a copper-head. Si utilizzano i micro-copper-head e, in modo continuativo,
i rurp, dando così una precarietà generale all'intero tiro
di corda. Un eventuale volo comporta cadute molto lunghe, anche 30 metri, e pericolose. Esistono i gradi intermendi A4- e A4+. |
A5 | Attuale massimo grado dell'arrampicata
in artificiale. L'intera lunghezza di corda, spesso di 50-60 metri è
molto precaria e richiede una assoluta padronanza sia degli attrezzi sia
del self-control. Tutti gli ancoraggi sono precari e devono venir testati
prima dell'uso. Una eventuale caduta può essere anche mortale, in quanto nessun ancoraggio presente è in grado di trattenere anche un piccolo volo. Il tempo necessario per portare a termine un simile tiro di corda è anche di 8 ore!!! Esistono i gradi intermendi A5- e A5+. |
AE | Si adoperano gli ancoraggi a pressione o spit per la progressione. Quindi la difficoltà è esclusivamente fisica, non richiedendo abilità nell'infissione e per la loro ottima tenuta in caso di volo. |
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NOTE FINALI.
Quando si vuol intarprendere una scalata in artificiale, specialmente su granito,
è d'obbligo informarsi sulla data di apertura della via, sugli autori
e, soprattutto, sui materiali necessari (quantità e tipo). Infine è
da tener conto che la lunghezza di un tiro di corda su difficoltà dall'A4
in poi è di 50-60 metri.
Invece nelle Dolomiti le cose sono meno estreme e anche con materiali classici
è possibile portare a termine l'arrampicata, salvo diversamente specificato
nell'eventuale elenco dei materiali mecessari.