SCALA DELLA DIFFICOLTÀ DI CHIODATURA


Guarda subito la tabella.

Il testo che segue è un riarrangiamento di un mio articolo apparso su "La Rivista del CAI" (anno 1996, n°2), periodico ufficiale del Club Alpino Italiano.

INTRODUZIONE.
Nella mia attività alpinistica di ripetitore ed apritore di vie in montagna, e leggendo ogni relazione tecnica sottomano (dalle vie nelle Alpi a molte vie presenti in ogni parte del globo) mi sono reso conto di una cosa.
La chiodatura, ma soprattutto la facilità o la difficoltà di chiodare, varia da via a via, da montagna a montagna e può condizionare anche di molto la salita.
Attualmente per indicare la difficoltà di un itinerario ci sono molte scale della difficoltà e per rimanere in Italia (o poco fuori da essa) si adoperano la scala UIAA e la scala francese; per indicare l'impegno globale esiste un'altra scala ancora. Essa riguarda la difficoltà della via di salita o, per l'ultima scala, di tutto l'ambiente, salita, discesa, pericoli oggettivi, lunghezza, isolamento.
Non esiste ancora una scala che indichi lo stato della chiodatura e, più in generale, la difficoltà che si incontrerà nel chiodare. Più di qualcuno si chiederà a cosa serve avere un'informazione codificata della chiodatura.
Ma vediamo meglio come stanno le cose.
Dallo schizzo di un itinerario, un alpinista dovrebbe trovare più informazioni possibili, senza dover disporre di tutta la relazione dettagliata, che magari potrebbe essere scritta in un'altra lingua! Attualmente sullo schizzo vi sono riportati: tracciato della via, posizione delle soste e dei chiodi, lunghezza dei tiri, morfologia della parete (diedro, camino, placca, ecc.), difficoltà in libera e in artificiale, possibilità di calarsi in corda doppia. Ma sullo stato dei chiodi o sulla possibilità di piantare altri chiodi non si può sapere nulla.
"Come? Non è così importante?": direte voi... Beh, vediamo con un esempio.
Supponiamo che un alpinista voglia ripetere una via dove c'è un tratto molto difficile; il grado non ha importanza: è relativo in riferimento al dato alpinista!
Ora, nell'intenzione di salire, si chiederà se nel tratto molto difficile ci saranno chiodi; il nostro alpinista spera che sia così! Ma se non ci sono, allora si augura che non sia difficile metterli. Sperando che sia proprio così, ma per sapere bisogna andare a ripetere la via... (o contattatare qualcuno che l'abbia ripetuta e si ricordi...)
E il nostro alpinista ora cosa farà? Ripeterà la via o ne sceglierà un'altra?
Sono pensieri comuni. E' ovvio che un tratto difficile, lo è ancora di più se non è protetto, dato che richiede a chi sale, maggiori capacità tecniche, di resistenza, di autocontrollo, ecc. La difficoltà o l'impegno psicologico aumenta, anche perché in caso di volo i rischi per l'intera cordata sono maggiori. Però la difficoltà tecnica rimane invariata, è indipendente dal grado e dall'affidabilità di protezione.
Queste informazioni non possono essere inglobate nelle scale attuali.


Faccio un altro esempio.
Supponiamo che ci sia una via di media difficoltà in libera ma con un tratto difficile in artificiale (e che ne sono...). Come si valuterà nel complesso la via? Mediamente difficile o molto difficile? Sono vere e false entrambe le cose! Bisogna distinguere la difficoltà in libera e in artificiale. E in effetti esistono da decenni le due rispettive scale.
Ritornando all'informazione sulla difficoltà di chiodatura, ricordo anche un'altra cosa.
Le vie alpinistiche di media difficoltà sono molto apprezzate da tutte quelle persone appena uscite dai corsi di roccia. Esistono molti itinerari adatti per lo scopo, ma spesso e volentieri nei mesi più adatti, vi si trova la coda per salire. Ma nelle Alpi esistono numerosissimi altri itinerari di media difficoltà che potrebbero andare bene... La differenza tra i due tipi di itinerari sono lo stato e la difficoltà della chiodatura. Nel primo tipo si sa che la chiodatura è facile e sicura; ma nel secondo? Nella relazione tecnica più che di chiodatura e proteggibilità della via si parla generalmente della qualità della roccia, se è solida o friabile, ecc.
Ecco che avere una scala sulla "chiodabilita'", mio neologismo, è molto utile sia per scegliere con sicurezza una via da ripetere sia per valutare una via nuova da relazionare.


LA SCALA DA ME PROPOSTA.
Vediamo ora più in dettaglio la scala proposta.
Guardando la tabella è possibile vedere che la scala è composta da 6 gradi, come la scala UIAA quando era chiusa in alto. Per distinguerla da altre scale, la lettera "C" indica proprio "chiodabilità". Valgono anche i cosiddetti "mezzi gradi" cioè è possibile usare i simboli "+" e "-" come per qualunque altra scala. Infine è lecito usare le dizioni: "passi di...;", "... continuo".

Facciamo qualche esempio chiarificatore:

 

LA TABELLA.
Qui sotto è riportata la tabella con una possibile definizione dei gradi della difficoltà di chiodatura.

 
GRADI DEFINIZIONE

C0
Via attrezzata sistematicamente a spit o a fix o a ring.
Essa risulta essere molto sicura in caso di volo del primo di cordata.

C1
Via protetta con spit (fix, ring) distanti oppure con chiodi normali e le soste cementate o spittate. Oppure protetta molto bene però solo con chiodi normali.
La via risulta essere, nel suo complesso, abbastanza sicura, ma è da considerare una via alpinistica vera e propria, in cui la caduta del primo di cordata può avere gravi conseguenze.

C2
Via poco attrezzata, ma facilmente chiodabile; le soste generalmente attrezzate o facilmente rinforzabili.
E' consigliabile disporre di qualche chiodo e, in ogni caso, di nut e friend.

C3
Via poco chiodata e non molto sicura.
E' difficile aggiungere altri chiodi. Ma esiste la possibilità di proteggersi abbastanza bene con nut e friend.

C4
Via poco chiodata e poco sicura.
E' molto difficile aggiungere altri chiodi.
Esistono poche possibilità di proteggersi con nut e friend; oppure queste protezioni, seppur numerose, non sono affidabili.

C5
Via assai poco chiodata e molte volte inaffidabile.
E' estremamente difficile aggiungere altri chiodi.
Esistono pochissime possibilità di proteggersi con nut e friend; oppure queste protezioni, seppur presenti in un certo numero, non sono affidabili.

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NOTE FINALI.
Due parole riguardo alle definizioni presenti nella tabella.
A parte nei primi due gradi, dove si menzionano gli ancoraggi fissi (spit, fix, ring), generalmente si fa riferimento ai classici chiodi da roccia ancora usatissimi nelle vie di montagna.
Gli ultimi due gradi potrebbero esser abbassati un paio di punti con l'uso di spit (o fix) che possono venir collocati in un qualunque punto della parete anche nel tratto più liscio. Ma in questo modo si addomesticherebbe la difficoltà offerta dalla via e si toglie ogni rischio, il succo dell'alpinismo!

Penso che una scala siffatta porti un aumento di chiarezza e sicurezza nella valutazione di una via in montagna...



Federico Battaglin
Italy
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